Come Operatrice Neonatale mi occupo delle esperienze di nascita e di concepimento, considerando questo aspetto dalla prospettiva del bambino come esperienza acquisita e dalla prospettiva dei genitori come trasformazione di se stessi.
Una strada piena d’Amore e di Coraggio
La fecondazione assistita rappresenta una Storia d’Amore, dettata dal coraggio e dalla determinazione di una coppia di dare alla luce. Dare alla luce significa dare all’Anima la possibilità di fare un’esperienza evolutiva per raggiungere finalmente l’Illuminazione, la Luce appunto.
Ogni tipo di concepimento ed ogni nascita lasciano un impronta nell’autoregolazione dell’essere umano che deve essere integrata e il bambino, quando arriva nella sua nuova vita terrena, ci “racconta” la sua storia personale vissuta durante questi passaggi.
Come mamma e bambino ricordano la loro nascita
Ad accoglierlo vi è la madre che avrà potuto percepire dentro di sé lo svolgimento delle diverse fasi, dal concepimento all’annidamento nel suo grembo, a volte con delle sensazioni nette a volte un po’ meno, ma è senz’altro l’unica che per i primi tempi possa veramente accogliere il suo bambino completamente.
Il ruolo del padre si intreccia in modo indelebile con tutto questo, perché egli non è solo il donatore del seme ma anzitutto la parte integrante di un processo che da la vita e che senza di lui non sarebbe possibile. Il suo sostegno alla compagna, portatrice del loro frutto, risulta fondamentale per un equilibrio ottimale di tutti e tre.
Vorrei sottolineare che il benessere del neonato dipende sempre dalla sinergia della coppia che decide di attirarlo in incarnazione, a prescindere da quale che sia il tipo di fecondazione, ciò che conta quando arriva il bambino è fargli trovare un campo accogliente e consapevole delle sfide che la triade insieme ha dovuto affrontare.
Aiutare il bambino ad integrare le impronte precoci lasciate sul suo corpo da un concepimento assistito significa imparare a leggere il suo linguaggio che chiede aiuto per riconoscersi in una percezione fisica diversa da quanto è previsto in natura, piena di emozioni e sfide coraggiose rimaste nel corpo, che hanno bisogno di essere legittimate, come in un normale concepimento.
In questa sede voglio mettere in evidenza il ruolo paterno sia nella fecondazione assistita che e in generale; nella nostra società a volte viene messo in secondo piano rispetto alle esigenze materne, ma anche lui vive con molte emozioni tutto il processo e nonostante sarebbe libero di esprimerle non sempre si sente accolto con le stesse attenzioni e cure della compagna.
Il padre desidera partecipare in modo attivo ad ogni esperienza di concepimento esattamente come la madre e anche se tutto poi si svolge all’interno del grembo materno, egli verrà inondato da una produzione di ossitocina, l’ormone dell’amore, che sentirà il bisogno di riversare sulla compagna e sul futuro figlio.
Sappiamo che non esistono molti centri di ascolto per i papà che si sentono messi da parte nonostante a volte vivano anch’essi gravidanze isteriche o depressioni pre e post parto.
Sappiamo per esempio, che anche se all’interno di un percorso per la procreazione assistita è previsto il sostegno psicologico al padre, spesso questa possibilità non viene per nulla incentivata dalle strutture e purtroppo nemmeno dalla società, che continua a vedere il papà come emozionalmente fortissimo e inattaccabile.
La figura paterna rappresenta efficacemente il sostegno, la protezione e il sostentamento alla diade madre/figlio, ma anche il padre bisogno di sentirsi riconosciuto nella sua sensibilità e che può soffrire molto se qualcosa non va. Nell’intervista con la dott.ssa Patrizia Provasi affrontiamo questo aspetto molto accuratamente, riportando anche la sua esperienza diretta con la fecondazione assistita.