Buongiorno mamma e papà!
Per un adulto, la resilienza è quella qualità che permette di essere flessibili, di assumere forme diverse con il corpo, di cambiare prospettiva mentale, di accogliere situazioni diverse fra loro.
La prima esperienza di resilienza vera e propria per un bambino avviene durante il parto fisiologico; vale a dire che durante la discesa nel canale, egli sperimenta il restringimento del suo corpo contro il corpo della madre e se riuscirà a vedere la luce potendosi muovere e spingendosi con le sue gambe attraverso le fasce muscolari della pelvi materna, allora avrà sperimentato la sua forza fisica e la fiducia in se stesso.
Cosa succede allora, quando si verifica un parto cesareo o medicalizzato in cui i ritmi naturali vengono spezzati?
In questi casi il bambino non può sperimentare la sua forza fisica e il suo tono emozionale sarà in relazione al tipo di esperienza vissuta per nascere; ciò che rimane potrebbe essere la lotta fra due forze in contrapposizione: l’istinto innato a nascere in modo naturale, contro un’induzione meccanica che la inibisce.
La resilienza fisica a questo punto è inficiata dalla mancata possibilità del bambino di potersi misurare con la sua stessa forza e di portare a termine un’azione, in connessione con il suo punto di riferimento che è la madre ed il tema emozionale che potrebbe accompagnare questo tipo di esperienza potrebbe essere “da solo non ce la faccio, ho bisogno d’aiuto”.
La collaborazione della diade madre-bambino durante la nascita, regala al bimbo la consapevolezza fisica e la fiducia emotiva; per esempio, per un bambino è importante sentirsi in grado di accogliere o di spingere via il contatto fisico di persone o di un oggetto perché il tema emozionale potrebbe essere “mi sento in grado di decidere se una persona o un oggetto fanno o meno al caso mio”.