Questa è la prima volta, come Operatrice Neonatale, che vedo sul corpo di un bambino di sei mesi l’impronta lasciata dalla mano chirurgica che il giorno del parto l’ha tirato fuori dal ventre della mamma, con un taglio cesareo.
Quando la mamma mi disse che la sua bambina aveva l’impronta di un dito sotto la scapola mi ha davvero incuriosito. Piccola Luna è nata con cesareo programmato perché era podalica ed i medici ritenevano che non si sarebbe più girata prima del termine stabilito per il parto. La cosa curiosa è che poco tempo prima la bimba si era girata in modo cefalico, ma poi è tornata nella posizione di partenza, con la testa sotto le coste della mamma e le gambine dritte verso l’uscita. Chissà perché. Sono certa che un motivo c’era e forse, nelle sessioni che faremo in futuro con Piccola Luna e la sua mamma, lei ce lo manifesterà, con il suo linguaggio corporeo e con la sue espressioni emozionali.
Torniamo all’impronta del dito chirurgico. La mamma era venuta da me perché la sua piccola non stava volentieri in fascia, anche dopo aver fatto diversi tentativi e consulenze con esperte babywearing, Piccola Luna continuava ad irrigidirsi e si buttava con il suo corpo all’indietro, come per liberarsi dalla legatura e nello stesso tempo allontanarsi dalla madre. Inoltre la madre mi riferì che durante l’allattamento al seno non aveva mai potuto tenere la sua bambina sdraiata fra le sue braccia, doveva sempre tenerla semi seduta mentre succhiava il latte, perché non amava sentirsi poggiata sulla schiena, tanto che, anche mentre dormiva profondamente arrivava a svegliarsi se si sentiva sfiorare con un pur leggero tocco in quella zona.
Osservando la bambina in braccio alla mamma mi accorsi che non amava piegarsi su se stessa e teneva le sua gambette ben dritte; è piuttosto insolito per un neonato ma non è improbabile se ha un motivo per farlo; ero convinta che la spiegazione fosse da ricercare nella modalità della sua nascita. Ascoltando la madre mentre mi raccontava come erano andate le cose il giorno del parto, pensai di proporre una sessione neonatale di biodinamica in presenza con la diade, per toccare con mano dove fosse localizzato precisamente il disagio della bimba.
La madre mi raccontò di essere certa che il chirurgo che fece nascere Piccola Luna la afferrò rispetto alla posizione che la bimba presentava al momento della restituzione, probabilmente ponendo le dita in corrispondenza sottoscapolare. Piccola Luna dev’essere stata colta di sorpresa dalla presa del chirurgo, che ha lasciato l’impronta del suo dito sulla sua schiena, perché solo a sfiorarla lei si infastidiva molto fino a piangere. Quell’impronta conteneva tutte le informazioni relative alle intenzioni del dottore, senz’altro volte a farla nascere in salute, ma senza particolare attenzione al risvolto emozionale che il suo tocco avrebbe lasciato sulla piccola; la bambina deve aver “accusato il colpo” facendola irrigidire.
Durante la nostra sessione, il linguaggio corporeo di Piccola Luna ha reso chiaro e leggibile il trauma lasciato da questa presa. La mamma ha saputo cogliere il disagio della sua bimba, mettendo in relazione l’impronta sulla schiena, che ha proprio la forma di un dito, con il fattore esperienziale vissuto da entrambe al momento del parto, ma non sapeva come aiutarla a superare questo disagio. Venuta a conoscenza dell’utilità del percorso integrazione delle esperienze precoci, mi ha contattata prima con videochiamata conoscitiva per poi fissare un appuntamento in presenza. Già al primo incontro con Piccola Luna ho potuto prendere delicatamente contatto con la sua schiena percependo subito una rigidità dei tessuti, proprio in corrispondenza dell’impronta a forma di dito. Ho aiutato anche la sua mamma a percepire i movimenti del corpo di Piccola Luna che manifestavano uno schema ripetitivo, in modo che anche a casa lei avrebbe potuto prendere contatto con i ritmi della sua bimba in maniera più consapevole aiutandola nel rilascio muscolare della schiena; le carezze della mamma possono risolvere i traumi più complessi.
Insieme abbiamo deciso, un passo alla volta e secondo i tempi della piccola, che la aiuterò a riscrivere la sua esperienza, rendendola per lei più accettabile. In questo modo spero di donare al suo corpicino più leggerezza rinforzando i suoi confini fisici. D’ora in poi il nostro obbiettivo sarà quello di evitare che il trauma subìto continui a lavorare in sottofondo e rischi di indebolire la sicurezza di Piccola Luna.
Per un neonato, subire durante la nascita un contatto invasivo che arriva da dietro, potrebbe rappresentare in futuro l’istinto a “guardarsi le spalle” per paura di essere assaliti o di vivere relazioni ingannevoli, anche in situazioni prive di reale pericolo. Queste impronte precoci, se non risolte, rischiano di governare tutta la vita della persona.
Ogni esperienza che noi portiamo dentro la percepiamo prima a livello fisico dopodiché, ogni volta che viene stimolata, la mente la riconosce e la rende manifesta con un’ emozione correlata. La percezione di un’emozione o sensazione che ci renda tristi o gioiosi, spaventati o coraggiosi è sempre preceduta da un’esperienza vissuta sulla nostra pelle. Se l’esperienza è sgradevole o sopraffacente il nostro sistema di difesa tende ad isolarla, ma se non viene elaborata finisce per governare i nostri orientamenti nella vita, limitandoci nell’espressione di noi stessi. Ecco perché è così importante avvalersi di un percorso integrativo, che con metodo e grande amore è l’unica che sostiene i neonati nell’integrazione delle loro primissime esperienze, con una particolare attenzione alla loro capacità di esprimere i loro reali bisogni.
La famiglia consapevole che l’Uomo è un Essere senziente già dal concepimento, è una famiglia che può donare ai propri figli il massimo supporto possibile, perché comprende che quando noi nasciamo ci portiamo dietro una storia da raccontare e che abbiamo bisogno di farlo di fronte ad un ascolto empatico.
Per Piccola Luna è andata così, la sua mamma si è informata e si è lasciata guidare dall’intuito, trovando i mezzi che le servivano per aiutare la sua bambina.
E tu, hai compreso davvero tutto del tuo bambino? Se hai dubbi non perdere altro tempo e contattami! Guarda il video.
Ricordati caro genitore, che non ha importanza se tu da piccolo non hai potuto ricevere queste attenzioni, o se ne hai ricevute ma con modalità diverse; non è mai troppo tardi per avere una bella infanzia, anche per te!
Vorrei anche sensibilizzare gli operatori sanitari che si occupano del parto, perché è un aspetto a cui tengo moltissimo e che cito spesso nel mio lavoro. Cari operatori e medici, vi invito ad accogliere con mani amorevoli e rispettose la nuova Vita che si presenta davanti a voi; il neonato porterà sempre con sé il “ricordo” del primo tocco; più sarà compassionevole e delicato, migliore sarà la matrice che gli regalerete, su cui il piccolo edificherà se stesso. Grazie, a nome dell’intera umanità.