La Sindrome del gemello scomparso è un argomento molto interessante che tocca da vicino moltissime persone anche se in modo inconsapevole; si tratta della perdita di uno o più gemelli che non sappiamo di aver avuto.
Stando alle ricerche e testimonianze riportate nel libro “La sindrome del gemello scomparso” di Alfred R. e Bettina Austermann, si stima che una gravidanza su dieci inizia con più embrioni e che la maggior parte di essi scompaiono ancor prima della prima ecografia, a volte dopo e che uno solo nascerà.
La psicologia prenatale ha scoperto ormai da anni che il feto è un essere senziente già dalla fase embrionale, persino dal concepimento, che è in grado di incamerare esperienza di tutto ciò che accade fuori e dentro l’utero materno.
Il percorso integrativo di Nascita, basato proprio sugli studi delle psicologia prenatale e perinatale, ma attuabile solo dopo un profondo lavoro su se stessi come operatori, dimostra che il feto riesce a raccontare la sua storia e le sue emozioni come ogni essere vivente. Occorrono capacità di osservazione e presenza attiva nel Qui e Ora, per intuire il linguaggio neonatale.
Nel mio lavoro di Operatrice Neonatale con cui sostengo e facilito l’integrazione delle esperienze di nascita di neonati e adulti, mi imbatto in persone che sentono una sensazione di vuoto e che nutrono pensieri negativi apparentemente senza motivo, piuttosto che in bambini anche piccoli che si muovono nello spazio intorno come se cercassero qualcuno che non è visibile. Esistono artisti che hanno riprodotto su tela o nelle sculture la loro continua ricerca e incontri con il loro gemello scomparso, raffigurando figure o situazioni drammatiche surreali; queste persone non sono dei “disagiati” nel senso in cui lo intende la società, ma sono persone in costante contatto, senza saperlo, con i loro cari scomparsi prematuramente.
Si può guarire da queste situazioni che causano spesso struggimento e sensazioni di inadeguatezza, riconoscendole e dando loro un nome, proprio per continuare a convivere con il proprio gemello scomparso in armonia e sentendo quel legame come un dolce completamento di se stessi.
Ce lo conferma la dott.ssa Monica Scirica, psicologa e psicoterapeuta, specializzata in elaborazione del lutto, legato alla fase prenatale e in età adulta.
Intervista con la dott.ssa Monica Scirica
Un’intervista molto sentita questa con la dott.ssa Scirica, in cui abbiamo toccato il delicato aspetto del lutto perinatale insieme ad argomenti come la capacità del neonato di esprimere esperienze fisiche e sensoriali attraverso il linguaggio corporeo e i pianti di memoria; il legame del bambino con la madre già prima del concepimento e subito dopo attraverso il Campo del Cuore.
Una citazione della dott.ssa Monica: “Un bambino nasce prima nella testa e poi nel cuore dei genitori, prima che nel corpo della madre”.
La dott.ssa Scirica riconosce l’importanza dell’Integrazione delle esperienze precoci come sostegno al bambino e ai genitori per riconoscere le proprie situazioni di disagio, per ripristinare le proprie risorse e sentirsi sempre adeguati nel proprio ruolo, in vista di una gravidanza.
Nell’intervista la dott.ssa ci spiega come affronta con il suo lavoro il lutto perinatale e dell’infanzia, un’accadimento che riguarda in particolare la madre e coinvolge tutta la famiglia.
La dott.ssa Monica Scirica è Psicologa Psicoterapeuta ad indirizzo Cognitivo-Comportamentale iscritta all’Albo degli Psicologi e degli Psicoterapeuti della Lombardia esperta in elaborazione del lutto tramite la Tecnica IADC. Si occupa altresì di sostegno alla genitorialità e percorsi di sostegno in età evolutiva. Il focus del suo approccio professionale è l’integrazione tra i processi cognitivi, emozionali e dell’anima ed è rivolto ad una visione dello “sviluppo armonioso dell’essere umano”
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